Un film di Hermann su Gabai

Il mondo di Samuele Gabai narrato con poesia e umiltà

Che meraviglia. È un sollievo costatare che esista ancora la volontà di fare cose semplici e belle. Il videofilm che Villi Hermann ha dedicato al pittore Samuele Gabai ci fa iniziare il nuovo anno carichi di aspettative. È curato nei dettagli, confezionato con poesia e, si vede, decantato in lunghi mesi come un buon vino. Che differenza rispetto a tanti prodotti, anche molto scenografici e per alcuni versi geniali, girati in sei o sette giorni e confezionati in due mesi al computer. Hermann si prende il lusso di aspettare le stagioni, il lusso di poter attendere che le foglie ingiallite cadano da quel gruppo di alberi sul fondo, di riprendere la neve che ne imbianca i rami qualche mese dopo e di attenderne i germogli in primavera. Grazie a questa pazienza desiderosa, una finestra diventa il punto di vista privilegiato di questa storia, fatta di un grande amore per la propria terra, per il tempo e le fatiche di tutti i giorni; fatta di un compito, la pittura, da abbracciare come un figlio ribelle e per questo caro.

Non so quanti critici, negli anni, dimostreranno di aver inteso la poetica di Gabai quanto Hermann con il suo video, condotto in punta di piedi. Il mondo di Gabai è infatti un mondo semplice e privato, così semplice da disarmarti e nel quale bisogna saper entrare con prudenza, con discrezione e umiltà, se si vuole capirlo. Ecco la parola: umiltà. Credo sia stata questa la carta vincente per la riuscita di un film che sa piegarsi con intelligenza alla realtà che vuole raccontare, seguendone i passi, che non sono i nostri… Esattamente come in ogni grande amicizia: da gustarsi nel tempo. D’altronde un quadro di Gabai viene ripreso più volte negli anni e, confessa lui stesso, non è mai veramente finito. Una volta appeso, chi cercherà di comprenderlo dovrà dotarsi di almeno un po’ della stessa pazienza e fiducia nella vita del suo autore e, superato l’abbaglio della materia così dominata e amata, sentirà la vita che vi pulsa dentro con tutte le sue contraddizioni. Nel video, come nella vita di Gabai, ci sono poche frasi ma lancinanti: «Il mio senso mi loca proprio qui», dichiara in apertura lo stesso pittore, e in quella frase c’è già tutto, c’è la dignità e pace di chi sa di esser stato messo al posto giusto. «Non sono un pittore astratto» si schermisce da chi, inspiegabilmente, dimostra di non aver mai visto veramente i suoi quadri, sempre dominati da una Presenza, il soggetto fedele della sua pittura.

Il mondo di Gabai è di quelli che i ticinesi ben conoscono, tra la casa di Campora e lo studio di Vacallo: luoghi silenziosi in cui la cima dei pennelli sembra muoversi in simbiosi con quella degli abeti e i colori della sera si avvicendano sulla tela, insieme a quelli delle albe che ne seguiranno. Gabai ha l’aspetto di un monaco e la sua preghiera è la pittura: ora “è” labora e Hermann si adegua ai suoi modi, lo segue con fedeltà e passione mettendone in luce la grandezza. Sì perché, cogliamo l’occasione per dirlo, Gabai è un grande pittore: in lui, e in pochissimi altri, trovano una perfetta comunione (non c’è altra parola) l’amore e comprensione della propria terra e la fedeltà al proprio tempo. Di quanti bravi pittori siamo costretti a dirci: «Bravissimo… ma vecchio, tutto già visto» o «Grandissima abilità tecnica ma cos’ha da dire?» Con Gabai capiamo che l’informale ha un futuro, che per amare la propria terra bisogna saperla tradire, che per far proprio il passato bisogna saper sbattere la testa nel presente. Hermann, anche in questo, ha capito. E allora la pennellata informale di Gabai diventa il suono modernissimo, doloroso e stridente del violoncello, quel violoncello tanto diverso e tanto simile a lui, com’è ogni figlio. È per questo che, nel solco della naturale modernità di Gabai, per completare e comprendere la sua storia, bisogna fare i conti con Milano, ritornare dove il pittore ha vissuto molti anni.

Milano: la città dei segni, la città segnata, la città sfregiata dal suo stesso dolore riverso sui muri o sulla lastra incisa di una stamperia.

 

Il film “Sam Gabai. Presenze”, recentemente selezionato per il “Festival international du Film sur l’art” di Montréal, è sceneggiato e diretto da Villi Hermann, con musiche originali di Christian Gilardi, ai flauti, Zeno Gabaglio, al violoncello e Michel Wintsch al pianoforte. 

Disponibile in DVD, con sottotitoli in Francese, Inglese o Tedesco, contiene numerosi extra: immagini dei dipinti, incisioni, disegni, fotografie, testi e una sorpresa musicale. Info: Imagofilm Lugano; Viale Cassarate 4, 6900 Lugano +41.91.922.68.31 www.imagofilm.ch info@imagofilm.ch

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