Curatela. bn+ BRIANOVARA

5. La morte è trasparente

La morte è trasparente è un’istallazione pittorica realizzata dal duo artistico bn+brinanovara – Giorgio Brina (1993) e Simone Novara (1994) – nata dall’interesse ad indagare la pittura come mondo, come luogo reale, definito da regole proprie, che hanno teso un agguato agli artisti concettuali, intrappolandoli nelle sue logiche e mezzi tradizionali.
In questa occasione la ricerca nasce dal dipinto La Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Un particolare della tavola degli Uffizi, reso instabile nel suo equilibrio prospettico e compositivo dal suo essere solo un dettaglio, si è prestato ad un lavoro di selezione e restituzione. È un percorso, tavola dopo tavola, di decostruzione dell’immagine, dei singoli elementi che la compongono, ma soprattutto è la preponderanza del processo. Nascono così 7 dipinti che presentano lo stesso disegno, come parte integrante dell’indagine pittorica, e lo stesso fondo arancione, che ricorda i fondi saturi utilizzati come base cromatica nell’opera di Paolo Uccello.
Il formato, 90 x 71 cm, è stato scelto per rendere omaggio alla Natura morta con lepre di Filippo de Pisis in mostra, riconoscendo nella ricerca sul non-finito del pittore il vero innesco del ciclo. Un non-finito che fa girare la testa non solo in senso michelangiolesco o impressionista anche rapportato al senso stesso di fine: “Per terminare un quadro occorre rovinarlo”, diceva Picasso.
Ciascuno dei 7 episodi è caratterizzato dal raggiungimento di una sorta di equilibrio relativo a partire dalle possibilità latenti nell’opera originale. Ogni quadro supera l’equilibrio di quello precedente per raggiungere, a sua volta, un equilibrio successivo che rimette in discussione quello prima, a volte chiedendo di ritornare indietro su un quadro che si pensava concluso.
Il titolo dell’opera chiama in causa un celebre saggio, Sul guardare, in cui John Berger nota come l’Iliade tratti la morte di un cavallo e di un uomo con lo stesso procedere narrativo. È
l’operazione equiparante che gli artisti rintracciano nell’occhio freddo e trasparente di Paolo Uccello.
“Il punto di partenza è la verifica del sistema compositivo: esso si fonda sull’interazione tra lo sviluppo spaziale di una parabola – in direzione obliqua di prospettiva – e il piano verticale, parallelo alla superficie del quadro e secante sul filo obliquo della grande asta che attraversa il quadro da sinistra a destra”.
L’esatto lavoro compositivo e la congerie di scoperte fatte sulle componenti delle tavole sono tali da rendere necessario, quanto impossibile, riassumerle a parole. Le sette tavole si completano allora con una traccia audio, diffusa nella stanza, che è in tutto e per tutto parte dell’opera. Le parole degli artisti non ci raccontano tanto ciò che ha generato i quadri ma ci rendono parte integrante del processo generativo e di scoperta ancora in corso, di cui entriamo a far parte.
Un processo in corso e in divenire: la seconda stanza attesta la situazione attuale, in cui altre 5 opere sono concluse in sé, ma segnano altrettante strade possibili, aperte dal ciclo presentato in mostra e dai pensieri generativi che sta creando nella mente degli artisti.

Davide Dall’Ombra

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