Una vita con Ennio Morlotti

8. Testori critico militante

Sono a decine gli artisti che devono la propria fortuna all’intuizione, alla parola e al sostegno di Testori, specie nell’avvio della propria carriera. Molte le riscoperte testoriane di “geni degli anonimi”, tratti dal passato più o meno recente. Testori fu critico militante appassionato, in particolar modo con la pittura italiana e tedesca negli anni Ottanta e non solo. Con alcuni artisti il suo impegno critico e la sua amicizia segnarono stagioni determinanti per entrambi, si pensi al rapporto con Willy Varlin o Paolo Vallorz, per fare solo un paio di nomi.
Talvolta incroci più puntuali hanno segnato episodi circoscritti ma illuminanti, come documenta, ad esempio, il rapporto con Enzo Cucchi. Ma Morlotti fu un’altra cosa. Ennio Morlotti (1910-1992) è stato forse il pittore più amato da Giovanni Testori, che ne ha accompagnato, spronato e strattonato il lavoro per tutta la vita, seguendone la ricerca pittorica, spronandolo nel suo dialogo con la Natura, presentandone l’opera a due Biennali di Venezia, alla Quadriennale romana e scrivendo per lui alcune delle pagine più importanti della critica italiana del secolo scorso. Le prime occorrenze a stampa sono sulla rivista “Pattuglia” nel 1943 e sappiamo, del resto, che Testori ospitò lo sfollato Morlotti nella casa paterna di Sormano durante la guerra. L’ultimo scritto dedicato al pittore, a Morlotti appena scomparso (1992), è uno dei vertici testoriani, intriso di poesia, comprensione critica e, giocoforza, ricordi che sono testamento (1993). Un rapporto in crescendo che fece di Testori il più grande interprete morlottiano. Certo, non mancarono gli scontri tra i due e un lungo periodo di lontananza tra loro si registra per quasi un ventennio, dalla fine degli anni Cinquanta al 1978. Il motivo della rottura fu una certa ripetitività che Testori leggeva negli Ulivi di Bordighera e l’occasione di riavvicinamento fu il ciclo morlottiano dei Teschi, nati nel 1974, in seguito alla scomparsa di Francesco Arcangeli.
Dal Museo del Novecento di Milano “torna” a Casa Testori Collina di Imbersago (1953), un importante dipinto donato dallo stesso Testori al Comune di Milano nel 1955, uscito dalla propria collezione che annoverava decine di dipinti del pittore lecchese. Un’opera all’apice di un percorso pittorico di avvicinamento alla natura, anzi un’immersione totale: “Dal visto degli impressionisti, attraverso il toccato di Cézanne, siamo dunque giunti a una sorta di partecipato? E siccome il termine di questo percorso è stata e continua a essere chiaramente la natura, siamo dunque a una nuova reviviscenza della poetica naturalista? È chiaro che sì: e aggiungiamo che, anzi di un naturalismo d’osservazione, si tratta qui di un passo ulteriore, cioè di un naturalismo di partecipazione”.

Davide Dall’Ombra

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