Invito a saccheggiare la biblioteca di Casa Testori

Il vicedirettore Marco Enrico Giacomelli mi ha intervistato per Artribune: la Biblioteca di Giovanni Testori, la mostra di Alex Urso che ho curato, ma soprattutto l’occasione per fare il punto su Casa Testori e questi anni di direzione..

L’intervista su Artribune…

Facciamo qualche passo indietro. Chi era Giovanni Testori? Hai cinque righe.
Testori è stato uno dei più scomodi e prolifici intellettuali del Novecento italiano: romanziere, drammaturgo, editorialista, pittore e critico d’arte moderna e contemporanea. Testimone delle periferie milanesi, come del Seicento Lombardo o di Francis Bacon, carnale fino a dar fastidio, omosessuale e cristiano inesorabile. Un personaggio che non si riesce a incasellare, alla Pasolini, cui attingere senza ritegno, come fanno molti giovani oggi, tanto non si stropiccia.

Dopo il chi, il cosa: cos’era e cos’è oggi Casa Testori?
Casa Testori è una Villa con giardino dal sapore rigoroso anni Trenta. Nasce accanto alla fabbrica di famiglia e ne respira tutta l’essenziale agiatezza senza ostentazioni. Un edificio di 20 stanze che ora ha un piano dedicato al padrone di Casa, al suo archivio, ai suoi quadri e alla sua Biblioteca d’arte del Novecento, ma che mantiene la sua funzione espositiva. Al pian terreno, una decina di stanze accolgono l’attività più sperimentale di Casa Testori, volta ad ospitare, prevalentemente, giovani curatori e artisti contemporanei.

Quando sei arrivato alla direzione di Casa Testori? Cosa hai fatto in questi anni?
Dirigo Casa Testori dal 2009, un periodo lungo in cui, gomito a gomito con il nipote di Testori, Giuseppe Frangi (presidente dell’Associazione Testori), grazie allo staff di Casa Testori e a chi ci sostiene, abbiamo cercato di dar vita a una proposta originale e irregolare per la cultura italiana. Non volevamo musealizzare Testori o la sua opera, ci interessava usarne la potenza esplosiva per giocarcela nell’oggi. Certo abbiamo dedicato mostre a lui o a Pier Paolo Pasolini e perfino a uno scultore del Cinquecento come Gaudenzio Ferrari, ma non ci siamo preoccupati di difendere la pittura figurativa, che, del resto, si difende benissimo da sola. Abbiamo puntato sulle gener-azioni e con mostre come “Giorni Felici”, abbiamo dato vita a cortocircuiti creativi tra oltre 170 artisti, dai 20 agli 80 anni.

Perché qualcuno dovrebbe prendersi la briga di venire fino a Novate Milanese, quando il capoluogo offre di tutto e di più?
Perché il centro non esiste e siamo a 10 minuti di macchina da City Life. Perché Milano non è Parigi e in 14 minuti di treno dalla stazione di Cadorna o da Repubblica ci si trova a Casa Testori. Perché quando la gente arriva non vuole più andar via: si ferma in giardino, si perde tra i libri e si lascia raccontare le storie irrequiete dell’arte, che scavalla i secoli e ci arricchisce interrogandoci.

Parliamo di cosa succederà il prossimo 13 ottobre, Giornata del Contemporaneo. Cominciamo dalla biblioteca, che inviti a saccheggiare. Spiegaci meglio.
Collocare 30.000 volumi della biblioteca d’arte di un casinista bulimico come Giovanni Testori vuol dire fare delle scoperte incredibili, ma anche metterci un anno per ordinarla e per scoprire che oltre 500 volumi, spesso rari e bellissimi, sono doppi. Ora questo patrimonio è facilmente fruibile e a libera disposizione di tutti; i doppi, da sabato, li vendiamo a qualche euro, per finanziare la catalogazione. E chi prima arriva…

Sempre in biblioteca, nel pomeriggio c’è una strana conferenza. Come si svolgerà?
Abbiamo chiesto a 5 studiosi scelti a campione – un curatore indipendente, un giovane ricercatore, un docente universitario, la direttrice di un museo e una conservatrice – di scegliere dalla Biblioteca un libro raro e fondamentale e di raccontarcelo in 20 minuti: Gaudenzio, Michelangelo, Moroni, Courbet e Picasso, gli artisti scelti.

Chiaro che non poteva mancare una mostra. Hai invitato Alex Urso, ben noto ai nostri lettori, ma in qualità di caporedattore della sezione fumetti. Però qui è in veste di artista.
Alex mi era stato segnalato da Marta Cereda per una mostra che stavo curando per Casa Testori a Edolo (Contexto) e, pensando a come inaugurare la Biblioteca, mi è sembrato che la sua chiave, ironica e poetica insieme, fosse quella giusta per entrare in dialogo con la teoria di scaffali e maestri del Novecento che segnano il primo piano. Sarà una mostra sorprendente anche per chi conosce il suo lavoro fatto di collage e “teatrini” magici. È la prima che un’istituzione pubblica gli dedica in Italia e Testori non mancherà di fare capolino anche come pittore.

Domanda generale: qual è il futuro delle case-museo?
Per tre anni ho avuto la fortuna di sedere nel Consiglio d’Amministrazione del Museo Poldi Pezzoli di Milano, forse la più celebre delle case-museo italiane. Credo che il delta esperienziale che si vive tra Casa Testori e il Poldi Pezzoli non possa essere più ampio. Eppure questo “genere” museale è inconfondibile e trae la sua forza non dall’oggetto, ma dal racconto. Sono luoghi di grande carattere, dal carisma ineliminabile, e, proprio perché identitari, fonte inaspettata per le nuove generazioni. In quasi dieci anni non abbiamo mai chiesto a un artista ospitato di fare un omaggio a Testori, ma sono fioccate decine di opere sorprendenti, che facevano riferimento al personaggio o alla sua storia e da cui siamo stati i primi a imparare qualcosa di nuovo.

Te la senti di fare un bilancio del tuo lavoro finora e una previsione, o un auspicio, di come vorresti Casa Testori fra cinque anni?
Per i bilanci aspettiamo il decennale in arrivo… Fra cinque anni immagino Casa Testori fuori dalle sue mura, impegnata, come già sta accadendo, a curar mostre e manifestazioni culturali in Italia e all’estero, contaminando contesti estranei al flusso stabilito dell’arte contemporanea. Perché, come dico ai miei studenti in Università, l’arte nasce contemporanea e riguarda tutti: spetta a noi fornire convincenti chiavi d’accesso. Direi che c’immaginiamo liberi, assetati, costruttivi e irrequieti insieme, come Giovanni Testori.

 

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