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Molto forte, incredibilmente vicino

Un ponte, qualche giorno di vacanza e un libro che mi ero perso. In attesa del film che ci farà singhiozzare l’anno prossimo, condivido con i miei 5 lettori uno dei passaggi più belli del romanzo Molto forte, incredibilmente vicino, di Jonathan Safran Foer.
Il protagonista è un ragazzino newyorkese di 9 anni che ha perso suo padre nell’attentato dell’11 settembre e questa è la parte centrale dello ultimo dialogo tra i due.

Mentre papà mi rimboccava le coperte quella sera, la sera prima del giorno più brutto, gli ho chiesto[…]: “Perchè [la Terra] rimane al suo posto invece di precipitare nell’universo?” […] “Ma la Terra precipita nell’universo. Questo lo sai, pulce. Precipita costantemente verso il Sole. È questo il senso di seguire un’orbita”. Allora gli ho chiesto: “Ovvio… ma perchè c’è la gravità?” Allora lui mi ha chiesto: “Cosa intendi chiedendo perchè c’è la gravità?” “Qual’è la sua ragione?” “E chi ha detto che deve avere una ragione?” “Nessuno, di preciso.” “La mia era una domanda retorica” “Cosa vuol dire’” “Vuol dire che non l’ho fatta per avere una risposta, ma per fare un’affermazione” “Quale affermazione?” “Che non è necessario ci sia una ragione.” “Ma se non c’è ragione, allora perchè esiste l’universo?” “Grazie alle condizioni favorevoli.” “E perchè sono tuo figlio allora?” “Perchè io e tua mamma abbiamo fatto l’amore, e uno dei miei spermatozoi ha fecondato uno dei suoi ovuli.” “Scusa… vado a vomitare.” “Non comportarti come il bambino che sei.” “Sì, ma quello che non capisco è perchè noi esistiamo. Non mi interessa come, ma perchè.” Osservavo le lucciole dei suoi pensieri orbitargli nella testa. Papà ha risposto: “Esistiamo perchè esistiamo.” “Ma che….?” “Potremmo immaginare qualunque altro genere di universo, ma questo è quello che è capitato.”
Ho afferrato cosa voleva dire, e non ero in disaccordo con lui, ma nemmeno d’accordo. Solo perché sei ateo, non significa che non saresti felice se le cose avessero delle ragioni di esistere.

Da Jonathan Safran Foer, “Molto forte, incredibilmente vicino”, Guanda, 2005, pp. 25-26.

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