Da Londra a Roma 1. Introduzione

La scena si riapre a Londra. Mentre un autunno piovoso se ne va trascolorando verso il Natale, all’orizzonte vediamo molto prossimi i bilanci di fine anno e ci chiediamo, da parte nostra, dove stia il punto. È passato un anno dai nostri “diari londinesi”, una serie di otto puntate, ora disponibili sul sito del GdP, con le quali abbiamo cercato di raccontarvi lo stato dell’arte contemporanea, i meccanismi che la compongono, le linee storiche che la sottendono, in un tentativo di farvela se non amare, almeno avvicinare un po’ di più. Un anno è moltissimo per un mondo veloce come il nostro e per l’arte contemporanea, a cui spetta anche un compito profetico, il tempo passa, se possibile, ancor più velocemente.

(Quasi) un anno di riflessione

Ma è stato un anno dai pochi grilli per la testa, nel quale, giocoforza, il mondo dell’arte si è dato una calmata. L’ormai celebre crisi è destinata a lasciare segni ben più profondi di uno scossone d’assestamento. Le cose non torneranno più come prima. E, perché no, non è detto sia un male.

È stato quindi un anno dedicato ad una salutare pausa di riflessione? L’arte contemporanea, nutrita da colpi sensazionali e shock procurati, sembrava strutturalmente antitetica a pause del genere, ma alcuni indicatori confermano che, anche in questo, è stata capace di sorprenderci. Il mercato ha virato verso nomi sicuri e, per i colpi di testa, la frase più spesa è stata «Interessante, vediamo, magari l’anno prossimo», leggi: mai. Ciò che è molto significativo, per comprendere lo stato dell’arte, è la Biennale veneziana di Daniel Birnbaum, improntata su una solida e coerente sobrietà, nella quale il rumore è stato relegato al battibecco da pollaio, tutto interno all’italietta che si scandalizza per i propri pittori.

Tutto tace quindi? Naturalmente no, anche per il 2009 c’è molto da raccontare e, per sentire chi sta urlando dietro al vetro, siamo ritornati a Londra. I 5 figli del “Diario londinese 2008” – vedi a lato – cambiano però radicalmente formula, facendosi carico di raccontare un fatto imprevisto, destinato a segnarne in modo indelebile il clima. Il tuono non arriva da una galleria di New York, da un collezionista di Dubai o dall’interno di un caveau in una banca Giapponese: la cannonata parte dal Vaticano, dal Papa in persona!

La partita della Chiesa

A sorpresa, Benedetto XVI vuole incontrare gli artisti di tutto il mondo e li invita a casa sua. A 45 anni dal celebre precedente dell’invito di Paolo VI (1964) e a 10 anni dalla lettera di Giovanni Paolo II agli artisti (1999), il Papa ha dato incarico al suo “ministro della cultura”, Gianfranco Ravasi, di convocare per il prossimo 21 novembre 500 protagonisti dell’arte, della letteratura, della musica, del cinema e del teatro, ma anche della fotografia e del balletto. Il pontefice li vuole tutti davanti a sé nella Cappella Sistina, davanti al Giudizio Universale e a Michelangelo. Forse non sarà necessario dir nulla: tutto sommato basterebbe stare insieme davanti alla più celebre opera del mondo, eseguita dal più grande artista di tutti i tempi proprio per un Papa; basterebbe questo per gridare che il divorzio (il termine è di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani), il divorzio tra Chiesa e arte contemporanea va ricomposto. La possibilità che l’eccellenza dell’arte ritorni nelle chiese, che torni a splendere una straordinaria arte sacra, che gli artisti tornino a dar corpo al Cristo incarnato e risorto, passa da questo ponte lanciato sul Tevere, a credenti e non. La sfida è epocale e, da parte nostra, tenteremo di illustrare le regole della partita, chi sono i giocatori e qual è il premio in palio.

Hirst, Kapoor, il mercato e il Papa

Il viaggio riparte sabato prossimo da Londra, dall’artista con il quale avevamo chiuso il nostro Diario: Damien Hirst riemerge ora con una mostra personale alla Wallace Collection, non smette di sferrare colpi ad effetto e questa volta lo fa nel modo più inaspettato e rivoluzionario: tornando a dipingere. Mercoledì 18 recensiremo una delle mostre più belle che ci sia capitato di vedere, la personale dello scultore Anish Kapoor, tra gli invitati del Papa e demiurgo dell’espressione poetica sottesa alla materia e al colore. Il 21 stesso, mentre le radio di tutto il mondo daranno conto delle parole del Papa, i nostri lettori avranno tra le mani un vademecum per capire precedenti, retroscena e attese di questo dialogo. Mercoledì 25 spazio al mondo profano dell’arte contemporanea, impegnato a fare i conti più che con le parole del pontefice, con il registratore di cassa: dalle novità del Frieze, la mostra mercato di Londra, all’esposizione che celebra il rapporto tra arte e business alla Tate Modern, fino ai libri utili per far luce sui sistemi economici dell’arte. A concludere, la grande puntata conclusiva di sabato 28 novembre: un inserto Cultura speciale, interamente dedicato al discorso di Benedetto XVI e alle reazioni del mondo dell’arte e della Chiesa. 

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