Quella porta

È vero: Leonardo da Vinci morì il 2 maggio di 500 anni fa e tutto il mondo lo sta celebrando, o si appresta a farlo, con mostre e iniziative di ogni genere. Ma non è per questo che abbiamo pensato di tirare in ballo la sua Ultima Cena, dipinta sullo scorcio del Quattrocento e conservata nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, a Milano. La verità è che questa straordinaria fotografia di Vincenzo Castella (Napoli, 1952) ci ha calamitati o, meglio, risucchiati già mesi fa, facendoci immediatamente pensare alla Pasqua. Castella sceglie di porre al centro della sua foto un dettaglio apparentemente marginale dell’affresco, anzi, per la verità, un dettaglio che non si vorrebbe esistesse, essendo ciò che rimane di una porta malauguratamente aperta sull’affresco, in un momento in cui era quasi illeggibile e si riteneva praticamente perso.

La bellezza di questa foto è la sua misteriosità, nel senso più pieno del termine, la sua capacità di evocare molti significati, nel rigore formale della pulizia assoluta che si addice ai capolavori contemporanei. Questa porta esce dal nero della parte bassa e va a pescare la luce direttamente dalla tovaglia e dal protagonista-motore della storia, posto al centro della tavola, qui appena visibile, ma incontrovertibilmente riconoscibile.

Questa porta, grazie alla delicatezza e forza di Castella, indica al capolavoro stesso una via nuova e possibile d’incorruttibile bellezza, evocando una sintesi esatta tra l’Ultima Cena (raffigurata da Leonardo), il sacrificio (lo sfregio della porta) e la resurrezione di una vita oltre la morte: questa porta che ci ricorda il sepolcro ormai vuoto, immerso in quella luce oltre le tenebre.

È una porta tamponata che ha perso il suo utilizzo, sembra ormai inutile, eppure ci restituisce ancor più potentemente il suo evocare un varco verso l’Assoluto. Com’è chiesto ad ogni umanità reale, attinge la sua forza dalla carne, ma ci conduce a qualcosa di misteriosamente eterno. E poi nasce da uno sfregio, e cosa ci può essere di più rassicurante per la miseria di ciascuno, che il frutto di un gesto irresponsabile e violento sia assorbito dalla bellezza eterna di un capolavoro?

Davide Dall’Ombra

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Vincenzo Castella, #12 Milano, 2012, C-Print, cm 226 x 180; in mostra alla galleria Building di Milano (www.building-gallery.com), fino al 27 aprile.

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