Rinascimento ticinese. Anteprima

Quella che andrà in scena alla Pinacoteca Züst di Rancate il prossimo ottobre sarà una di quelle mostre imperdibili e indimenticabili. Il tema è centrale, e non solo per la Svizzera: il Rinascimento nelle terre ticinesi, ossia in un territorio che, come dice uno dei curatori, “non di periferia si tratta, ma di un luogo d’esportazione dal centro, cioè Milano, di linguaggi che si mescolano e reagiscono con le parlate locali”. La mostra nasce intorno alla Fuga in Egitto di Bramantino, scesa dal Santuario di Orselina attualmente al centro di un restauro, e finalmente ammirabile da vicino. L’enigmatico quadro del Suardi è il primo picco a cui è appesa la mostra, dedicata al crescere di una rivoluzione artistica, tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento. Dall’altro capo della corda, inzuppata al centro nel leonardismo, a reggere il filo della poesia visiva, è Bernardino Luini, responsabile di un linguaggio morbido, destinato ad una diffusione capillare.

La Züst  ci ha abituato a mostre che sono perle per la conoscenza della storia artistica, affrancandosi dall’ossessione dei numeri sta prestando un vero servizio pubblico destinato ad essere ricordato come esemplare. Questa mostra potrà contare su tre curatori preparatissimi e scrupolosi, Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, che, lavorando alla mostra da almeno un paio d’anni, hanno già messo a segno prestiti eccellenti e scoperte fondamentali per l’arte ticinese. Dal Museo di Philadelphia arriverà uno scomparto del polittico di Bernardino Luini che si trovava sull’altar maggiore di San Sisinio a Mendrisio, dal Musée des Arts Décoratifs di Parigi arriverà lo splendido arazzo raffigurante Giulio Cesare che riceve la testa di Pompeo e che, in occasione della mostra, è stato identificato come l’unico pezzo firmato di Antonio Maria da Bozzolo. Non mancano scoperte che coinvolgono chiese tra le più studiate e amate del Ticino, come l’identificazione dell’opera che si trovava sull’altar maggiore di Santa Maria degli Angeli a Lugano, a pochi metri dal tramezzo del Luini: un polittico disperso del lodigiano Calisto Piazza. Anche l’enigmatico Bramantino che ha dato avvio alla mostra – continua il curatore – «ha dovuto cedere qualcosa di fronte a una pattuglia di suoi innamorati, vecchi e nuovi» lasciando decifrare la sua misteriosa iconografia, alla luce dei Vangeli apocrifi.

Alla mostra non mancherà un’appendice italiana: nella Sala Veratti, a Varese, verrà presentata la figura di Francesco De Tatti, il più importante pittore varesino del Rinascimento, attivo anche in Ticino.

Nella sua laboriosa preparazione, la mostra mette a frutto, coinvolgendoli e non rapinandone le scoperte, il lavoro di molti studenti dell’Università degli Studi di Milano: cosa che accade raramente, le tesi di laurea emergono come tasselli importanti di un puzzle che, ricomposto dai professori-maestri, diventa Storia dell’Arte. Infine, l’esposizione non è ancora iniziata e pensa già a lasciare conoscenza diffusa: al catalogo verrà affiancato un volume di itinerari che accompagneranno il visitatore alla scoperta delle Chiese e dei capolavori del territorio ticinese e, in loco, turisti e fedeli troveranno pieghevoli gratuiti, pensati per rimanere a disposizione ben oltre la fine della mostra.

Nel 1950 Roberto Longhi dava vita alla rivista di Storia dell’Arte “Paragone” probabilmente la più importante rivista d’arte del Novecento, diretta dal più grande dei maestri del secolo. Nel primo numero faceva capolino un “Indovinello”: un montaggio di dettagli tratti da diversi quadri che il lettore avrebbe dovuto identificare. Un gioco colto, espressione di un metodo di lavoro, e una dichiarazione d’amore per il metodo del “conoscitore”, il critico d’arte che ha nel riconoscimento stilistico il suo strumento primo. Con cognizione di causa infinitamente inferiore, ma con non minor devozione per lo stesso metodo, in attesa dell’esposizione, contiamo di incuriosirvi con qualche dettaglio delle opere destinate ad ammaliarci, stupirci o commuoverci in mostra. Di chi sarà il pensiero bellissimo di un Gesù Bambino che per non cadere acciuffa una ciocca della chioma di San Cristoforo? In che porto sono attraccati questi fantastici vascelli brulicanti di vele? E quella lì inginocchiata con la veste di sangue, dov’è che l’ho già vista, che è famosa? Qualche opera sarà riconoscibile a colpo d’occhio, altri dettagli saranno compresi da parrocchiani attenti alla propria chiesa, per tutti l’appuntamento è a ottobre alla Züst.

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