Ernst Beyeler la mostra

Il mondo in una stanza, o poco più. C’eravamo ripromessi, quasi due anni fa, di dedicare lo spazio dovuto alla storia della Fondazione Beyeler di Basilea, uno dei più affascinanti musei del mondo, progettato da Renzo Piano, esito di una perfetta integrazione tra opere, spazi espositivi e contesto paesaggistico. Allora ci sembrava, e continua a sembrarci tutt’oggi, una straordinaria lama di porfido e luce destinata a segnare irreversibilmente, non solo il territorio, ma l’intera comprensione e condivisione dell’arte contemporanea. L’occasione c’è data dalla grande mostra organizzata per i 10 anni della Fondazione Beyeler e i 60 anni dell’omonima Galleria, dalla quale è nata la Fondazione e grazie alla quale rimane in vita. Quella di Ernst Beyeler è, bisogna dirlo, una delle più straordinarie vicende del Novecento e non solo artistico. È la storia di un giovane commesso di una libreria che, subito dopo la guerra, intuisce che il proprio futuro di commerciante è nei dipinti; un ragazzo di talento che si butta a capofitto nella sua impresa con dedizione totale e riesce a creare una delle gallerie più importanti del mondo, conservando per sé una collezione unica di Picasso, Kandinsky, Cézanne, Matisse, Rothko, Giacometti… Solo per citarne alcuni. All’apice del successo, grazie agli straordinari proventi degli anni Ottanta, invece di godersi una pensione dorata, decide di investire tutti i suoi soldi nella creazione della Fondazione che porta il suo nome, perché le sue opere avessero una casa perfetta ed eterna, fondata sui pilastri del Cubismo e dell’Astrattismo, ma aperta ai capolavori che intorno e da essi vennero generati. Un luogo che ora, grazie alle proprie impeccabili mostre, attira ogni anno 350.000 visitatori. L’occasione, nelle prossime vacanze natalizie, è da non perdere, perché alla visita del bellissimo museo e delle opere della collezione permanente, si aggiunge un’irripetibile possibilità di conoscenza e soddisfazione: apprezzarle a confronto con le loro “sorelle” che dalle mani di Beyeler approdarono ai più importanti musei e collezionisti del mondo.

Ma cosa ha permesso questa avventura straordinaria? Quali sono le intuizioni che hanno reso unico questo gallerista discreto ed elegante? A raccontarci la storia è lo stesso Beyeler in un libro-intervista tradotto anche in italiano (vedi box). Si scopre così l’insegnamento del cane e del gatto, imparato quando ancora lavorava nella libreria: il padrone aveva un San Bernardo vecchio e molto pigro, che si sarebbe lasciato morire piuttosto che raggiungere la scodella, comprò un gatto che si avventava sul suo cibo e il cane divenne immediatamente scattante: «Le persone non sono guidate dalla necessità di acquistare opere d’arte: perché dovrebbero avere fretta? Per questo ho sempre cercato di trovare un concorrente per ogni offerta… ho fatto in modo di trovare un gatto». La forza di Beyeler fu la qualità delle opere, alla quale non rinunciò mai, ma anche la straordinaria intuizione che non era necessario andare dai clienti, ma attirarli a Basilea. A Parigi, New York e Londra c’erano già altre gallerie con le quali non poteva competere. È rimasto a Basilea, da sessant’anni nella stessa sede: motore incredibile di centinaia di mostre e curatissimi cataloghi, spediti in tutto il mondo. Aveva ragione lui e i quadri venduti ad oggi sono più di 16.000. Ma per poter disporre del meglio era necessario un rapporto diretto con gli artisti, oltre che con i collezionisti. Fra i tanti, non si può non accennare al più importante, quello con Pablo Picasso: «Aveva una personalità schiacciante. Poteva permettersi qualsiasi cosa e ne era consapevole, fin dalla più tenera età, “da bambino – diceva – disegnavo come Raffaello, mi ci è voluta tutta la vita per disegnare come un bambino”… Era un re, era dio. A Mougins c’erano delle donne, madri di famiglia, che gli offrivano le loro figlie. Era il Minotauro, e lo sapeva». Nacque con l’artista un’amicizia personale che gli permise di acquistare da lui decine di capolavori, in un rapporto di grande complicità: «Gli riferii un giorno il commento di un visitatore della galleria che si stupiva che le sue opere tarde non fossero serene, come avveniva invece in Matisse. Picasso inarcò le sopracciglia con cattiveria e disse: “Cos’ha risposto?” “Che lei era ancora troppo giovane per iniziare un’opera della vecchiaia”. Il suo viso si illuminò d’ironia»

“L’Altra Collezione. Omaggio ad Hildy ed Ernst Beyeler”, fino al 6 gennaio. Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18, mercoledì fino alle 20.

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