Un Taglio di Fontana nel Sabato Santo

Il Sabato Santo è un giorno importante e, come l’anno scorso, invece che a un lungo articolo o recensione, diamo spazio a una grande immagine significativa, da regalare ai lettori come una sorta di “augurio visivo”. La proposta di quest’anno è forse ancor più audace di Grünewald. Non nella direzione della sua violenza espressiva – e come sarebbe possibile superarlo? – ma nel senso opposto, quello della sintesi. Si tratta di uno degli ultimi Tagli di Lucio Fontana (1899-1968) realizzato intorno al 1965. Una tela dipinta di rosso in modo pressoché omogeneo, tagliata verticalmente, e curata affinché i due lembi rimangano per sempre scostati e aperti. Un’immagine apparentemente incomprensibile, che può sembrare solo una provocazione ma che, in realtà, è il punto di arrivo di un artista molto serio, tra i più grandi del Novecento. Da sempre la pittura si è posta il problema di come rappresentare lo spazio tridimensionale in due dimensioni e quest’opera è, innanzitutto, il frutto di un gesto drammatico di chi sente il bisogno di farcela, senza potersi più accomodare sulle illusioni della prospettiva. Ma, soprattutto, il taglio è espressione del desiderio di superare la finitezza dello spazio, la materia in quanto finita e limitata. Uomo di grande intelligenza, corroborata dal genio artistico, Fontana testimonia il dramma per la caducità della vita e per la fine a cui è costretta ogni cosa che rimanga nella sola dimensione terrena. Proprio perchè amante sfrenato della materia – era anche un bravissimo ceramista – Fontana si rende conto che rappresentarla significa superarla. È per questo che chiama il taglio sulla tela: Attesa. Un’attesa di qualcosa che non è desiderio di un bene assente, ma “un atto di fede nell’infinito”, come lo descrive lui stesso, un modo per dare spazio all’infinito nella materia, cioè nella vita. È per questo che l’artista scriveva: “queste Attese mi danno una pace!!”. Una sintesi totale e oltraggiosa tra cielo e terra che ha segnato un punto di non ritorno per la pittura, anche per chi non ha intrapreso una strada così definitiva… È il nome del proprietario di questo quadro a confermarcelo: Renato Guttuso, proprio lui, il paladino della realtà, protagonista della pittura figurativa. Un acquisto che è, come direbbe Roberto Longhi, un importante gesto critico.

Questo Concetto Spaziale è perfetto, insomma, per il Sabato Santo: giorno dell’Attesa di qualcosa che superi la caducità della vita, di qualcosa che già c’è, che già è entrato nella materia e nella vita, liberandola al prezzo di una grande ferita.

Scarica l’articolo in pdf

Leave a Reply