L’impronta di Caravaggio a Campione

Avremmo lasciato volentieri perdere, avremmo scosso la testa – come ci è capitato decine di volte di fronte ad una mostra discutibile – avremmo ricordato, con rammarico, ben altre mostre che le pareti della Galleria Civica di Campione hanno visto in un recente passato, ci saremmo accontentati di constatare quanto la cronica carenza di soldi delle amministrazioni pubbliche porti ad abbassare le ambizioni…

«Offriamo al pubblico una mostra gioiello – commenta il sindaco Marita Piccaluga – lontana da quegli eventi di largo consumo cui siamo stati abituati negli ultimi anni e che rinnova invece l’interesse degli appassionati per la grande pittura, come era già accaduto nella stessa Galleria Civica per l’opera di Giuseppe Vermiglio». Avremmo lasciato volentieri perdere, avremmo scosso la testa – come ci è capitato decine di volte di fronte ad una mostra discutibile – avremmo ricordato, con rammarico, ben altre mostre che le pareti della Galleria Civica di Campione hanno visto in un recente passato, ci saremmo accontentati di constatare quanto la cronica carenza di soldi delle amministrazioni pubbliche porti ad abbassare le ambizioni… D’altronde, il Gdp non aveva mancato di fornire un preciso e dettagliato resoconto delle opere esposte (8 luglio) e una nostra attenta lettrice (lettera del 3 agosto, n.d.r.) – pur con qualche imprecisione – ci sembrava aver già espresso perplessità sulla qualità e sull’attribuzione delle singole opere esposte, in una disamina ben più spietata di quanto noi ci saremmo sentiti attrezzati per fare… Ma quando ho letto queste 46 parole del sindaco di Campione, mi sono convinto che i nostri lettori non meritassero di essere disinformati così, che non fosse giusto lasciare che venisse annacquato l’impegno di chi, in passato, ha lavorato seriamente e, in mezzo a mille difficoltà, continua a farlo. «Una mostra gioiello» tradisce tutto l’imbarazzo di chi sa di presentare una piccola mostra di pochi dipinti e si difende precisando che non è una di quelle pessime grandi mostre “da sbigliettamento”, una di quelle esposizioni che cerca d’impressionare i visitatori con centinaia di presunti capolavori… Peccato che poi non faccia altro che scimmiottare proprio quel genere di evento, presentando nel titolo – e solo lì – l’immancabile “Caravaggio”, esponendone una copia (sic) con la pretesa che sia utile al confronto, allineandosi alla totale mancanza di una proposta scientifica. Fossero anche esatte tutte le attribuzioni proposte, la mostra non ha alcuna utilità per chi volesse conoscere il tema che si propone di esaminare, visto che non di un “tema” si tratta, ma di un secolo di pittura… Il fatto che l’unico legame tra le opere esposte sia quello di appartenere ad un anonimo collezionista, che da una mostra pubblica riceve necessariamente un’importante legittimazione, di per sé non ci scandalizza; poteva, anzi, essere un filo rosso interessante. Ma questo mazzetto di copie e dipinti caravaggeschi, assortiti in modo rapsodico e perlopiù rastrellato sul mercato minore, è espressione di un collezionista forse un po’ sprovveduto, certamente mal consigliato, purtroppo lontano dai grandi capitoli della storia del collezionismo tra Italia e Svizzera. «Rinnova invece l’interesse degli appassionati per la grande pittura»; a parte la constatazione che il nostro Sindaco e/o chi la consiglia (l’Assessore alla cultura? L’Ufficio Stampa?) non hanno la più pallida idea di cosa sia la “grande pittura”, “rinnovare l’interesse degli appassionati” crediamo sia un obbiettivo quanto meno riduttivo per un’amministrazione pubblica. Ma è il conclusivo e trionfante riferimento alla mostra monografica di Giuseppe Vermiglio che fa saltare i nervi e spiega molte cose. È un paragone francamente oltraggioso che mette sullo stesso piano questa mostra – che siamo certi avrà assorbito ben poco denaro pubblico e che eravamo anche disposti a valorizzare per qualche pezzo curioso – con una fondamentale tradizione espositiva che ha dato lustro alla sede campionese, dimostrando come si possa fare veramente cultura con piccole mostre dall’altissimo valore scientifico. Campione, e proprio quella sede, sono state lo scenario di tre mostre – Paolo Pagani nel 1998, Giuseppe Vermiglio nel 2000 e Isidoro Bianchi nel 2003 – che hanno posto tre pilastri nella conoscenza del Seicento Lombardo, che rimarranno per decenni imprescindibili e che hanno inserito la città di Campione in una splendente tradizione espositiva, allora condivisa con quella Pinacoteca Züst di Rancate che ora sembra costretta a procedere da sola. È troppo, signor Sindaco, chiedere di non schiacciare tutto ad un pari livello, necessariamente insignificante, tradendo così la propria – recentissima – storia? È un senso della misura a costo zero, facile da mantenere anche in epoca di ristrettezze di bilancio e incombenti manovre finanziarie.

Scarica l’articolo in pdf


Leave a Reply