Il Sabato di Grünewald

Il Sabato santo è un giorno sospeso tra la terra e il cielo. Ieri moriva per tutti noi, domani per tutti noi risorgerà. E noi aspettiamo. Credenti o no aspettiamo, perché la resurrezione interessa a tutti coloro che vorrebbero non veder morire le persone care, a tutti coloro che vogliono per la propria vita un respiro eterno e a quelli che vogliono poter guardare al tempo che passa senza paura.

Aspettiamo quindi; con un occhio al Mistero della morte, che sembra svuotare di senso la stessa vita, e con l’altro a quello della resurrezione, che tutto trasfigura e tutto salva, per sempre. Due occhi strabici per assicurarci che la sofferenza e morte di Gesù sia stata abbastanza spietata e definitiva da poter assumere in sé tutti i peccati dell’uomo, ma proprio tutti, e che la resurrezione sia di quelle che non lasciano dubbi, di quelle da far sobbalzare la terra ed esplodere i cuori, spazzando via ogni timore che un angolino di nulla sia stato risparmiato.

Così per chi, come me, ha una sensibilità prettamente visiva e un assoluto bisogno di dare un volto preciso ai protagonisti di ogni salvezza, oggi è il giorno della Crocifissione e Resurrezione realizzate da Mathis Grünewald per l’Altare di Isenheim, il complesso sistema di ante dipinte eseguite nel secondo decennio del ’500 e ora visibili nel Musée d’Unterlinden di Colmar, a mezz’ora da Basilea. Nell’augurarvi buona Pasqua ve ne proponiamo due dettagli: fotogrammi di questa storia pazzesca, in cui la morte, che non potrebbe esser più reale e definitiva, è dipinta su due grandi ante, aperte le quali, compare la Resurrezione. Le piaghe della sofferenza che hanno scavato il corpo, riducendolo a niente più che un legno livido e insanguinato, lasciano spazio, sullo stesso corpo, alla vittoria della resurrezione. Tutto è trasfigurato e a ricordare la Passione rimane solo quel drappo violaceo, inzuppato di sangue come una placenta: brutta da vedersi ma segno inequivocabile di una nuova vita. Dalla morte alla vita; e per sempre. Guardare per credere.

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